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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Distorsioni. «L'Italia chiamò»? Come si costruisce una nazione

Le nazioni non esistono in natura. Sono costruzioni culturali e, come tali, vanno guardate. trovi tutti i nostri articoli anche sul sito web:  www.lastoriatutta.org Veduta d'Italia, 1853 (Litografia Corbetta, Milano)  Inventare, immaginare Il senso di appartenenza generato dal comune risiedere in un territorio, così come lo stesso termine "nazione", ha ovviamente una lunga storia. Ma le nazioni moderne, come osservava Eric J. Hobsbawm , torcono questo concetto dichiarandosi «radicate nell'antichità piu remota», sentendosi tanto «naturali» da «non richiedere altra definizione che l'autoaffermazione». Negli stessi mesi in cui Hobsbawm scriveva questo un altro studioso, Benedict Anderson , piantava i primi tasselli della riflessione sulle «comunità politiche immaginate», «in quanto gli abitanti della più piccola nazione non conosceranno mai la maggior parte dei loro compatrioti, né li incontreranno, né ne sentiranno mai parlare, eppure nella mente di o

L'idea nazionale ha fatto anche cose buone? Raccontiamocela bene, anche chiusi in casa

Un contributo di Francesco Filippi sui pericoli della retorica nazionalista nel discorso pubblico, perché il racconto dell'"essere italiani" può nascondere il rifiuto dell'Altro. trovi tutti i nostri articoli anche sul sito web: www.lastoriatutta.org Manifesto fascista degli anni '30 a sostegno dell'autarchia economica Marzo 2020, quinto giorno di quarantena nazionale. Tempo da film, tempo da racconti.  Uno dei racconti più solidi e affidabili di questo tempo claustrale che il morbo sta proponendo a tutti noi è il risveglio della coscienza nazionale, vera o presunta: da più parti viene un richiamo forte a un’unità di popolo imperitura, a valori comuni e unificanti, a prese di posizione patriottiche. TV, Social, vicini di casa, ci raccontano che “noi italiani” “siamo forti”. Racconti che sfociano in situazioni di paradosso quasi macabro quando delle persone chiuse in casa per farsi coraggio si cantano da un balcone all’altro “siam pronti al

Stereotipi. Il mito del villaggio immobile: in marcia nell'Europa del Settecento

A lungo si è sostenuta l'idea che l'Europa moderna fosse costituita da "villaggi immobili". Le acquisizioni della ricerca ci spiegano che non è così. L' homo sapiens - da quando esiste -  è sempre stato anche homo migrans . trovi tutti i nostri articoli anche sul sito web: www.lastoriatutta.org Sempre in viaggio « La vecchia Europa era un mondo dinamico, sulle cui strade si muovevano quotidianamente “nomadi”, “girovaghi” e “viaggiatori” di riguardo. Si passava, nel XVIII secolo, dal livello alto del giovin signore in carrozza che partecipava al “tour dei cavalieri” o del gruppo in viaggio per il “grand tour” verso l’Italia, a quello intermedio dei garzoni artigiani e dei mercanti ambulanti carichi di sporte, per finire al livello più basso dove si incontrava ogni sorta di “gentaglia” anche pericolosa, che faceva passare la voglia di “fare la conoscenza” degli estranei. » Un gruppo di Hollandgänger, migranti stagionali che si muovevano dai territori

Scorci. Un capro espiatorio per la peste nera: l’ebreo avvelenatore di pozzi

Ritornata d'improvviso in Europa a metà del Trecento, la peste travolse il continente uccidendo rapidissimamente circa un terzo dei suoi 75 milioni abitanti. In molte regioni si cercò un capro espiatorio, sul quale si scatenò una violenza con radici antiche: gli ebrei. Sono vicende che noi oggi guardiamo come se fossero lontane, ma che hanno ancora molto da dirci.  trovi tutti i nostri articoli anche sul sito web: www.lastoriatutta.org Rappresentazione della peste bubbonica che colpì la città di Tournai. Immagine tratta dalle cronache di Gilles Li Muisis (1272-1352) - Biblioteca Reale del Belgio Europa, 1348  « Gli ebrei avevano gettato dei gran veleni nelle fontane e nei pozzi, in tutto il mondo, per appestare e avvelenare la cristianità. Ecco perché i grandi e i piccoli ebbero molta collera contro gli ebrei che furono presi ovunque fu possibile e messi a morte e bruciati, in tutte le marche in cui i “flagellanti” andavano e venivano dai signori » .  So

Rimozioni. Operaie ribelli nell'Urss di Stalin

Spesso le rivendicazioni femminili sono presentate senza legami con le questioni lavorative. Eppure non ci sono problemi di genere che non siano anche problemi di classe e viceversa. Anche le vicende delle operaie sovietiche ce lo dimostrano.  trovi tutti i nostri articoli anche sul sito web:  www.lastoriatutta.org Manifestazione delle donne durante le giornate di febbraio 1917 (marzo per il calendario occidentale) “Urlando come ossesse”: le operaie ribelli della fabbrica Falce e Martello  Mosca, 1927. È la “Giornata Internazionale della Donna” ed anche la gigantesca fabbrica metallurgica Falce e Martello ha organizzato celebrazioni ufficiali. L'Unione Sovietica è l'unico paese al mondo in cui quella giornata è una festa del calendario civile. Le orazioni ufficiali dal palco non possono fare a meno di ricordarlo: dieci anni prima la scintilla della rivoluzione di Febbraio si era accesa proprio con la grande manifestazione delle donne di Pietrogrado.  Ecco però

Stereotipi. Le (molte) resistenze delle donne.

La narrazione storica delle lotte e dei fenomeni di opposizione passa spesso attraverso una sostantivizzazione maschile. L’aspetto femminile nei contesti bellici è eccezione, ausilio, mai costituzione e fondamento. A partire dal settembre del ’43, però, in molti ambienti italiani sono proprio le donne a tenere insieme il tessuto sociale, ad agire da imprescindibili fondamenta, struttura logistica, baluardo morale – quando non combattenti attive – della lotta armata antifascista.  Una pagina di storia troppo frequentemente occultata, oltraggiata, non interpretata. trovi tutti i nostri articoli anche sul sito web:  www.lastoriatutta.org Marie Moravec con i figli Vlastimil (a sinistra) e Miroslav (a destra) Il volto femminile nella narrazione della memoria La capsula si spezza tra i denti. Il cianuro è amaro, sulla lingua. Nel bagno di un appartamento di Praga la signora Moravec sorride. Quando il commissario tedesco sfonda la porta con una spallata è troppo tardi: non sa